Una disamina che incuriosisce e invoglia ad apprendere con saggia disinvoltura.
Vi è posto in essere un cambio di prospettiva nel mio approccio all’insegnamento di Inglese. Si parte, anzi parto, dalle immagini degli eventi espressi dal verbo in un determinato frangente, perché riuscire a decifrare ed inquadrare l’immagine spazio temporale giusta, ovvero l’aspetto verbale giusto, che va presentata mediante la struttura verbale giusta nel tempo giusto sarebbe effettivamente il vero inizio della ragione nella grammatica inglese.
Allora, si è soventi partire subito con le stru...
Vi è posto in essere un cambio di prospettiva nel mio approccio all’insegnamento di Inglese. Si parte, anzi parto, dalle immagini degli eventi espressi dal verbo in un determinato frangente, perché riuscire a decifrare ed inquadrare l’immagine spazio temporale giusta, ovvero l’aspetto verbale giusto, che va presentata mediante la struttura verbale giusta nel tempo giusto sarebbe effettivamente il vero inizio della ragione nella grammatica inglese.
Allora, si è soventi partire subito con le strutture verbali e le corrispettive funzioni di tali strutture senza creare il nesso tra le strutture. Senza visualizzarle. Per cui risultano spesso come delle improvvisazioni fatte strada facendo, cioè degli elementi sconnessi, non correlati o collegati, quasi dissociati e incoerenti. Ognuno da imparare a sé. Una storia a sé. Invece non dovrebbe essere così, perché vi è un filo conduttore preciso fatto d’Immagini dietro a tutte le strutture verbali, che le collega intimamente, facendo sì che il tracciato e percorso risultino molto più lineari e coerenti. Praticamente è l’anima e il telaio dei verbi e per estensione del linguaggio stesso.
Ci si riesce davvero a sentire, a respirare, a vedere, il linguaggio all’opera, ovvero l’opera che si mette all’opera, divertendosi quasi.” Un linguaggio, un metodo, che riesce ad innescare l’interesse per la lingua, evocando paesaggi, immagini e sensazioni. Attraverso la disamina il discente ne rimane estasiato, un metodo pregno di una gioia irrefrenabile, come se ogni spiegazione fosse un racconto di una fiaba, dove i vocaboli e le strutture grammaticali sono i personaggi, l’attore principiale è, appunto, il linguaggio e la sua necessità di compiersi attraverso l’incarnazione della parola intrisa nelle strutture linguistiche.
L’Italiano e l’Inglese nascono sotto due lune con lo stesso sole, cioè sono concepiti diversamente nella logica e nell’esecuzione della grammatica e pronuncia. Però, spesso e volentieri si incontrano, si avvicinano, e si abbracciano. Ad esempio, l’Italiano, nato direttamente dall’Latino, tende a avere delle flessioni specializzate, ossia dei suffissi desinenziali a posta, per esprimere ciascuno specifico modo verbale, il quale a sua volta esprime delle modalità diverse, ovverosia delle situazioni ambientali diverse in cui vi opera il verbo. Dunque, ammesso e concesso che strada facendo vi sia una certa sovrapposizione di ruoli, espressioni e funzioni tra i vari modi verbali e le funzioni specifiche che sarebbero dirette a esprimere, una sovrapposizione concessa dalla non corrispondenza biunivoca permessa a esserci tra i modi verbali e le modalità o situazioni ambientali che essi sarebbero normalmente designati e diretti a esprimere, per non parlare anche della non corrispondenza biunivoca esistente talvolta anche tra tempi grammaticali o verbali e tempi reali effettivi, tuttavia l’Italiano si dimostra d’avere un impianto grammaticale molto logico e schematico, se non addirittura matematico e scientifico. Eppure nell’uso pratico ci si diletta a creare e usare un linguaggio più ambiguo possibile ai fini di una certa destrezza e padronanza. Quindi, dal calmo si va alla ricerca della tempesta per ritrovarsi in essa, giungendo a una maggior sapienza e consapevolezza. L’Inglese è invece concepito e strutturato quasi all’inverso dell’Italiano, cioè si parte con molto meno paradigmi di flessioni specializzati e di conseguenza con meno flessioni desinenziali. Praticamente, con meno si intende esprimere tutto, il che comporta naturalmente una sovrapposizione continua di forme, strutture e funzioni, ossia il caos latente. Eppure, con un insieme ridotto intrinsecamente propenso al caos e disordine si pretende un linguaggio conciso e preciso.
È davvero tutta una meraviglia, un ossimoro, che mette a nudo l’animo dell’essere uomo. Praticamente, essere tutto e al contempo il contrario di sé.
Grazie. Arrivederci a presto!